Conosciamo Joe Biden come prossimo sfidante di Donald Trump alle elezioni presidenziali di novembre 2020, e come vicepresidente di Barack Obama dal 2008 al 2016. Ma per capire veramente chi è l’uomo che potrebbe governare gli Stati Uniti per i prossimi quattro anni, in un periodo così delicato e decisivo per il nostro futuro, è necessario comprendere come è arrivato a queste elezioni.
Oggi Biden ha 78 anni, 50 dei quali ha dedicato esclusivamente alla politica. La sua vita è stata disseminata di ostacoli da superare, paure e disgrazie, dalle quali è sempre riuscito a rialzarsi diventando un simbolo di speranza e di coraggio per i propri elettori.
La storia di Biden
La casa in cui è cresciuto Biden
Nasce nel 1942 a Scranton, Pennsylvania, da una famiglia non particolarmente ricca, che negli anni ’50 decise di trasferirsi a Wilmington, nel Delaware, dove il padre lavorava come venditore di auto usate. Biden si laureò in legge nel 1968 a Syracuse, nello stato di New York. Fu un bravissimo giocatore di football, ma non uno studente di successo: era balbuziente, caratteristica che gli impediva di eccellere negli studi.
Combatté per molti anni contro questo problema, esercitandosi a recitare poesie e parlare in pubblico in ogni occasione possibile. Oggi Biden è in grado di parlare quasi perfettamente, fatta eccezione per alcuni rari inceppi – che Donald Trump non perde l’occasione di sottolineare come segno di mancanza di lucidità dovuto all’età avanzata.
Per Joe Biden la balbuzie è stato uno scoglio enorme da superare. Per questo gli capita spesso di fermarsi a parlare con gli elettori che soffrono dello stesso problema e dare loro il proprio numero personale, per incoraggiarli a esercitarsi a parlare meglio e seguirli durante il loro percorso. Durante la recente Convention democratica, uno dei ragazzi che è stato personalmente seguito da Joe Biden, Brayden Harrington, ha raccontato in diretta nazionale come l’aiuto di Biden sia stato fondamentale nel suo percorso per superare la balbuzie.
Durante una vacanza alle Bahamas conobbe una ragazza della sua università, Neila Hunter, con cui si sposò nel 1966. I due ebbero tre figli: Joseph III nel 1969, Hunter nel 1970, e Naomi nel 1971. Dopo la laurea, Biden lavorò come praticante Wilmington e poi fondò un proprio studio legale.
Biden iniziò ad interessarsi alla politica dopo aver assistito al discorso d’insediamento di John F. Kennedy. Nel 1969 si candidò nel Consiglio della sua contea con il Partito Democratico. Successivamente, a soli 29 anni, si candidò al Senato per lo stato del Delaware, nonostante fosse molto povero e giovane. I suoi familiari lo aiutarono a gestire la campagna elettorale, e Biden iniziò a girare lo stato in lungo e in largo. Il suo sfidante era lo storico senatore repubblicano J. Caleb Boggs, che era in politica dal 1946. Biden era giovane e ottimista: l’aria di novità e positività che trasmetteva ai suoi elettori gli permisero di vincere (inaspettatamente) le elezioni, nel 1972, per appena 3000 voti. Divenne il sesto senatore più giovane della storia americana.
Poche settimane dopo, la tragedia: la moglie e la figlia di Biden morirono, mentre stavano andando a fare compere in città, investite da un camion che non aveva rispettato la precedenza. Nella macchina si trovavano anche gli altri due figli, che però si salvarono. Biden vide la propria vita rovinata per sempre e pensò di lasciare la politica, ma grazie al supporto dei suoi elettori (e dello stesso presidente Nixon – che lo spinse a non mollare il suo incarico, benché fosse un Repubblicano) trovò il coraggio di andare avanti. Il Senato fece passare una mozione per permettergli di prestare giuramento senza recarsi a Washington, in modo che potesse stare vicino ai propri figli, ricoverati in ospedale.
Il giuramento dalla camera d’ospedale dei figli
Biden pensava di non essere in grado di svolgere il suo mandato senza la moglie, alla quale aveva dato più volte il merito dei propri successi. Divenne un padre single: ogni giorno faceva avanti a indietro da Washington al Delaware in treno, per non lasciare da soli a casa i bambini. Dal 1972, anno dell’incidente che gli stravolse la vita, il 17 dicembre non lavora mai.
Nel 1975 conobbe Jill Tracy Jacob durante un appuntamento al buio. La relazione con lei gli diede di nuovo la passione per la politica – e in generale per la vita. Si sposarono, e nel 1982 ebbero una figlia, Ashley.
Biden non perse mai un’elezione in tutta la sua carriera, e rimase senatore fino al 2009. In 36 anni di carriera fece passare molte importanti leggi contro la criminalità e a favore del sistema scolastico. In politica estera, si batté per la limitazione strategica delle armi verso l’Unione Sovietica, la pace nei Balcani, e l’espansione della NATO.
Le sue qualità umane e il calore che trasmetteva alle persone che incontrava ebbero un ruolo fondamentale nel suo approccio alla politica: parlava spesso con i cittadini e ascoltava attentamente i loro problemi, rimanendo una persona “comune” nonostante il suo ruolo di prestigio. Fu uno dei pochi senatori a non voler aumentare i propri compensi tramite altre attività.
Nel 1987 si candidò alle primarie del partito democratico (a 44 anni). La sua campagna però non decollò: non aveva una strategia chiara e i colleghi più competitivi lo surclassarono. Fu poi accusato di aver plagiato un suo discorso: decise allora di ritirarsi, ancora prima che iniziassero le primarie.
Questo fallimento rappresentò però per Biden una fortuna, perché gli permise di farsi visitare in seguito ad alcuni problemi di emicrania. A febbraio del 1988 fu operato per un aneurisma al cervello, embolia polmonare e poco dopo per un altro aneurisma. Rimase in ospedale per 7 mesi, cosa che non sarebbe stata possibile se avesse continuato la corsa per le primarie.
Nel 2008 si candidò nuovamente alle primarie, alle quali partecipavano anche Hillary Clinton e Barack Obama. Si ritirò piuttosto presto, ma durante la campagna si avvicinò molto a Barack Obama che lo scelse come vicepresidente per le elezioni del 2008, grazie alla sua lunga carriera in politica che controbilanciava l’inesperienza di Obama. La presenza di Biden permise a Obama di ottenere i voti di alcuni stati più operai e rurali, come l’Ohio e la Pennsylvania, tradizionalmente repubblicani, in cui le doti di Biden di “politico di strada” riuscirono a conquistare gli elettori.
Come vicepresidente, Joe Biden prese alcune decisioni importanti per quanto riguarda l’Iraq e l’Afghanistan. Si batté per aumentare il controllo delle armi, e diresse una task force speciale sui mass shootings. Nel 2017, Obama stesso definì Biden “il miglior vicepresidente che l’America abbia mai avuto”, dopo avergli consegnato la medaglia presidenziale della libertà.
Nel 2014, il figlio maggiore di Joe Biden, Beau, scoprì di avere un cancro al cervello. Per curarlo, Joe confessò ad Obama di dover vendere la sua casa di famiglia. Obama lo bloccò, e si offrì di prestargli i soldi personalmente. Beau morì a 45 anni, nel 2015. Biden soffrì tantissimo per questo ennesimo lutto famigliare, che raccontò nel suo libro “Papà, fammi una promessa”. La promessa consisteva nel candidarsi alle elezioni del 2016. Biden non lo fece, in quanto non si era ancora ripreso dal dolore provocato dalla morte del figlio.
Ma durante la presidenza di Trump, Biden ha ritrovato la motivazione per affrontare una campagna elettorale all’età di 78 anni, con la consapevolezza di dover intervenire per evitare la rielezione. Si è candidato alle primarie ad aprile del 2019, ed è stato ufficialmente nominato come candidato dei Democratici e sfidante di Trump il 18 agosto 2020.
Media dei sondaggi CNN – 17 agosto 2020
Biden ad oggi si trova estremamente in vantaggio nei sondaggi come vincitore delle presidenziali. Riesce infatti a rappresentare le minoranze, i giovani, le donne, i laureati, ma anche i bianchi over 55, che per la prima volta negli ultimi 10 anni posso identificarsi in un candidato democratico (cosa che non era possibile né con Obama, giovane uomo nero, né con Hillary Clinton, la prima candidata donna della storia degli Stati Uniti).
Gli attacchi di Trump
Biden si porta dietro 50 anni in politica che sono molto difficili da gestire. In campagna elettorale, si trova a dover giustificare decisioni e opinioni che sono facilmente opinabili se non vengono contestualizzate correttamente negli anni in cui sono state prese, soprattutto per quanto riguarda la riforma della giustizia che ha inasprito l’applicazione del codice penale.
Trump sta impostando tutta la competizione contro Biden sugli errori e sulle gaffe commesse dall’avversario nel corso degli anni, nel tentativo di minare la sua integrità agli occhi degli elettori più indecisi. Trump non manca di sottolineare l’età avanzata del suo avversario chiamandolo “Sleepy Joe”, mettendo in dubbio la sua lucidità mentale e sostenendo addirittura che soffra di demenza senile. Recentemente, ha diffuso sul web un video in cui raccoglie tutti i momenti in cui ha balbettato davanti alle telecamere o ha mostrato segni di confusione, e lo ha sfidato a sottoporsi ad un test cognitivo per verificare di essere in pieno possesso delle proprie facoltà mentali. Lo ha accusato più volte di essere un pedofilo o di toccare in maniera inappropriata le persone con cui parla, affibiandogli anche il soprannome di “Creepy Joe”.
Alla Convention democratica tenutasi negli scorsi giorni, Joe Biden ha però parlato alla nazione con estrema fermezza e convinzione, descrivendo il periodo che stanno vivendo gli Stati Uniti sotto Donald Trump come un intermezzo buio della storia americana, che può essere interrotto solo evitando la sua rielezione. Il suo motto delle ultime settimane, “Build Back Better” è sicuramente appropriato al periodo storico che stanno vivendo gli Stati Uniti, ancora devastati dal Coronavirus, dalla crisi economica e dalle tensioni razziali. Il Paese deve uscire da questa situazione tragica e ripartire più forte di prima: Joe Biden, con la sua storia di successo costellata di grandi lutti e difficoltà da superare, si propone come la personalità di cui gli Stati Uniti hanno bisogno per risorgere più forti e superare la crisi.