Dalla nascita del movimento #Metoo nel 2017, la società civile ha discusso a lungo cosa significhino la violenza, l’abuso e, più in generale, le molestie. Nonostante i passi avanti siano stati significativi e si sia diventati più consapevoli riguardo l’argomento, la strada per un’uguaglianza è ancora molto lunga quando si parla di molestie.
Una delle forme più frequenti di molestie è il cat calling. Con cat calling, o street harrasment, si intendono tutti quei commenti solitamente di natura sessuale che vengono fatti da sconosciuti quando una donna cammina per strada. In alcuni casi, questi ‘apprezzamenti’ vengono accompagnati da fischi, suoni di clacson e gesti offensivi e sono spesso molto insistenti.
Perché non è un complimento?
Il cat calling non è un complimento, un flirt o una lusinga per diversi motivi. Innanzitutto, per determinare se un complimento è davvero tale, è necessario che ci sia il consenso. Un complimento tra amici è spesso un gesto gentile e sincero, un fischio da parte di uno sconosciuto è una molestia.
Inoltre, l’intento del cat calling non è quello di approcciare una persona perché ritenuta interessante, ma è anzi un modo per imporre il proprio potere e superiorità sull’altro. Infatti, si tratta di una violenza a tutti gli effetti perché in molte circostanze è difficile o impossibile per la vittima sottrarsi a questi commenti senza rischiare di trovarsi in situazioni ancora più spiacevoli e pericolose.
Con lo street harrasment, si oggettifica ancora di più il corpo della donna, ad uso e consumo dell’uomo in questione. Questo tipo di violenza, come tutte, viene perpetrata a prescindere dall’abbigliamento o atteggiamento della vittima e spesso non viene compresa realmente la gravità del gesto. Il cat calling è infatti una molestia particolarmente insidiosa perché è di natura non fisica ma meramente verbale e ciò porta alcune persone a giustificarla attribuendole erroneamente il significato di complimento.
Numeri alla mano
Il fenomeno è molto più pervasivo di quanto si possa pensare. Uno studio del gruppo anti molestie americano Hollaback!, in collaborazione con l’Università di Cornell, ha dimostrato che più dell’84% delle donne che hanno partecipato alla ricerca sono state vittime di cat calling almeno una volta prima di compiere 17 anni, e il 71% ha affermato di essere stata pedinata per strada, causando nelle donne paura e impotenza.
È proprio il senso di impotenza che caratterizza questo fenomeno. L’impatto emotivo che questi ‘complimenti’ scatenano è molto significativo poiché provocano sentimenti di rabbia, umiliazione e senso di colpa. Lo studio di Hollaback! ha a anche dimostrato che il fenomeno di cat calling ha delle conseguenze importanti, soprattutto se vissuto in età adolescenziale.
Per questo motivo, alcuni Paesi europei hanno riconosciuto che le molestie verbali sono un reato a tutti gli effetti, come è avvenuto in Francia nel 2018, che ha definito il catcalling un crimine punibile con una multa dai 900 fino ai 1500 euro.
E in Italia?
In Italia, il cat calling non è ancora considerato un reato e i dati restano molto preoccupanti. Secondo lo studio americano, il nostro Paese presenta infatti le più alte percentuali di donne che, a causa di molestie verbali, hanno scelto di cambiare strada per tornare a casa.
Anche l’Istat ha condotto una ricerca sulle molestie subite da uomini e donne in Italia, dimostrando che si tratta di un fenomeno che tocca in modo sproporzionato le donne. Le molestie verbali, nello specifico, sono la forma di violenza più diffusa, vissuta da più del 23% delle donne intervistate.
Nonostante i dati problematici, le istituzioni non sembrano curarsi del fenomeno e la sensibilizzazione non risulta ad oggi essere nelle priorità del governo. La mancanza di un programma nazionale impedisce di risolvere ed eliminare il problema, lasciando le vittime da sole.
A questa assenza statale, hanno risposto diverse organizzazioni non governative e associazioni. Nel 2017, l’associazione femminista Non una di meno ha lanciato una campagna di sensibilizzazione con il motto “Le strade sicure le fanno le donne che le attraversano”, con l’intento di accrescere la consapevolezza sull’argomento strade sicure.
Su Instagram, è nata Cat Call of Mi, ispirata alla pagina Cat Call of NY, progetto di sensibilizzazione sulle molestie verbali. Per far capire agli utenti la portata del problema, l’associazione scrive sui marciapiedi della città le parole che le donne si sono sentite dire, da fischi di apprezzamento fino ad arrivare a commenti estremamente volgari.
Anche le startup hanno voluto fare qualcosa a riguardo. Infatti, da pochi anni è nata Wher, un’app navigatore che permette alle donne di capire quali siano le strade più pericolose e meno sicure tramite delle recensioni fatte da altre donne.
Cosa possiamo fare?
Ciò che resta necessario è educare le persone su cosa significhi effettivamente molestare verbalmente qualcuno e quali siano le implicazioni delle proprie azioni. È fondamentale che tutti capiscano che commentare l’abbigliamento, il fisico, le movenze di una sconosciuta per strada non è un flirt innocente ma una violenza vera e propria.
Non bisogna quindi soltanto insegnare alle donne dei modi per sfuggire a questi commenti, ma anche far capire che il rispetto della dignità altrui è imprescindibile in ogni interazione sociale e umana, anche per strada. Ma questo risultato sembra ancora molto lontano, se le azioni delle istituzioni restano latenti e siamo ancora costrette ad affidarci ad app sul telefono per capire quale strada è per noi più sicura.